sabato 25 febbraio 2012

iHeal, un dispositivo mobile per prevenire e trattare l'uso di droghe

I ricercatori clinici dell'University of Massachussets Medical School (UMMS) stanno combinando una serie di tecnologie innovative come l'intelligenza artificiale, la programmazione per smartphone, biosensori e la connettività wireless per mettere a punto un dispositivo capace di rilevare quei fattori fisiologici come lo stress che portano una persona ad assumere droghe.
Questi metodi fornirebbero interventi fatti su misura a seconda del caso e del comportamento che hanno lo scopo di prevenire l'uso di sostanze stupefacenti.
L'indiscrezione sullo sviluppo di questi dispositivi, chiamati iHeal, è stata pubblicata online sul Journal of Toxicology Medical.
Sicuramente uno dei rischi più gravi è quello della ricaduta dopo un periodo di convalescenza.
E' così che il dottor Edward Boyer, medico generale all'UMMS, ha deciso di progettare un dispositivo mobile, utilizzando le cosidette "enabling technologies", che potrebbe essere utilizzato al di fuori dell'ente ospedaliero per rilevare i comportamenti dei tossicodipendenti.

iHeal, combina sensori per misurare i cambiamenti fisiologici e individuare i "trigger point" (conosciuti anche come punti algici miofasciali ovvero punti nevralgici presenti in diverse strutture del sistema muscolo scheletrico) per i comportamenti di salute a rischio, come l'uso appunto di sostanze, con lo sviluppo di software per smartphone che rispondono alle caratteristiche dei pazienti e che permettono di rimediare con interventi specifici.
Per poterlo testare è stato chiesto ai pazienti di indossare una fascia attorno al polso che misurasse l'attività elettrica della pelle, il movimento del corpo, la temperatura della pelle e i battiti cardiaci; tutti indicatori di stress.


La banda, via wireless, trasmette le informazioni ad uno smartphone, dove vengono monitorati ed elaborati e dati fisiologici dell'utente.
Quando viene rilevato un aumento del livello di stress si richiede all'utente di annotare ciò che percepisce, come il desiderio di droga, così da prevenire la tossicodipendenza.
Più i pazienti saranno disponibili a questi test e più sarà alto il numero di feedback per il dottor Boyer, che vede in questa sperimentazione un grosso passo avanti per i pazienti con disturbi fisiologici.

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